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al testo di Giorgio Mancinelli
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'trittico d'autunno'
..che lieve viene nel tempo del distacco ‘autunno’ ..colori giallo intenso e bruno di rosso sangue che la terra a sé richiama di volontà affermate sulla brace accesa di soliloqui stanchi crepitio di rami prigionieri sonorità di spazi interstiziali epitaffi di un’attesa che si consuma in giorni d’ozio e di fuoco tra ciottoli arsi e pietre come di pianto di foglie cadenti ancor vive come epitaffi di un’attesa che scorre lenta come di lagrime sparse in giorni d’ozio d’infiniti ritorni sopra i misteri di un canto accorato che ritorna l’ultima come la primeva nota dell'universo avito ‘arpeggio d’autunno’ ..d'una melodia risuona il sussulto pacato dell’anima d'orchestrazione d’archi e di fiati il timpano irrompe nell’adagio con moto a ondosità di ricordi violini di vento tornano alla mente nell’allegro giocare con brio un fluttuare di possibili solitudini della stagione il motivo ripete l’accordo arcano di soliloqui vaghi di un amore dimenticato come di musica iniziale recuperata al tempo rubata al silenzio ‘canzone d’autunno’ ..e già il vento reca il sapore dell’uve dorate le danze della vendemmia il profumo dei mosti allietanti l’allegria saporosa racchiusa nei tini come il sapore dei baci che irrorano le labbra tue vermiglie e il profumo delle mele raccolte nei giorni di tiepido sole di quest’autunno che lieve viene nel tempo del distacco |
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